M’ origino in carnali fodere di notte
e radico prigioni senza raggi
per la gloria di alberi lontani
che Altrove fogliano prigioni di viole
schiudendo attonite iridi sperse
al vagolare slavato di nubi rapaci.
Una fortezza di amabili spini,
su crinali di tizzi di cuore
al buio barbicare del domani,
dove il Sole?