Circolate tra
carri di morti, rincasano le idee al rosa immoto della luce. Il fumo prematuro riga
il silenzio della prima stasi gelata scassinando gli scrigni del vostro fetore.
E tornate, con giacche di fustagno e fieno, cosinzos di cenere e fango, ragnatele
di castagne, grappoli languidi d’uva, mosto e visioni, corna di latte fumante,
viottoli e fiele, fruscio di sudore su lisergica polvere gialla. Tornate,
fazzoletti di lutto, ossute mani sognanti, parole gravi di terra, lacrime
sante, stralunati occhi di acqua, canuti forni di pane, sedie e racconti di
fuoco, fatali ghigni d’autunno.
Roccia e
dolcezza alla fine del lume
sul bordo di un sole che non perdona
verso il mai
con l’asino che non sfuma
un sorriso che
è andato.
Nessun commento:
Posta un commento