quando tutti dormono io vivo qua, alla ombratile luce che non riposa, nell'officina della tovaglia, fra fiori di
caucciù e mesti resti di te, in un presagio che stanca il tempo nell’insensato
ma non il senso nell’autoblio. Tra i sogni degli altri vigilo il mio, al
decostruirsi degli orni dei cari, e dei miei e dei tuoi, in un raggio di
finestra che arrostisce la pelle affumicando il bianco del riso nella immota ora che non è.
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