alla
fine sei andato anche tu, plutonico incendio di grano, tedioso luglio di cera, che ancora bramerò, orpello sfatto di sole, che squamerò, all’uguale interrarsi
di foglie, nell'antro cardiotellurico, tra caduche palustri sinapsi e lisergica insonnia nostalgica, in un taglio grigio di cielo
che arresta il pianto prima del tempo. E
sfoglierò le rughe pensanti quando sarai tra il bianco del mio freddo il raggio
del vero, in un tuffo di carmi malati in cui raccatterò tutti i me che non ho. Una pausa di immobile giallo nella risacca
dell’acceleramento, stasi dorata di sabbia, infinita azzurrità che nell’ondulare
scontornandomi non si muove.
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