mercoledì 26 maggio 2021


21 maggio

Stamattina sono andato al cimitero. C'era pure Roberto. Il padre di un mio amico c'era da poco, i suoi occhi erano scintillanti. Le altre facce, quelle conosciute da bambino, quasi tutte, erano a colori. Altre ancora non lo erano, ma non sembrava. Perfino mia madre aveva in mano colori. Mia nonna aveva sempre pochi denti, il vestito nero non ne oscurava l'allegria. C'era il sole nei fiori. Nelle gocce dei petali il riflesso di una strana festa. Il vento era verde, piogge danzanti di cipressi. L'incenso, residui nell'aria, trasformava il tempo. Tutti erano lì, come in cerchio, perfetti, in quella osteria dai sorrisi immobili. C'era pure Roberto. Resta, sentii – nell'istante che aggrega l'eterno. L'istante dopo ero fuori. Il sole nei fiori, prati, verde il vento. C'era pure Roberto.

martedì 23 giugno 2020

a-z

 ci fosse ancora il tempo per impazzire di sole
mi farei bruciare – se lo volesse mai – dall’aurora
che la mia notte apre all'interdetto a(s)senso
Se fosse il mio occhio mattinale
in un solo apollineo declivio
sfumeremmo illusi verso un fuoco metacarnale –
ma ora, spaccati da anni e tristi usi,
quali secchi spicchi spersi
saremo
del naufragio eterno il presagio.

martedì 25 febbraio 2020

Dormi

Ora dormi, lascia stare del dolore il divenire, del mare le onde non mirare ma il tutto che sovrasta le piaghe. Dormi, sono fisse le stelle nel buio, il racconto dell'intrasmutabile muove immoto ogni marea. Ora dormi,come in un silenzio che non trascorre, il mio cuore non è lontano, non c'è spazio nella notte che la lotta annulla, oltre il tramontare, dormi, in una sola mano, liberata finalmente dal bramare.

lunedì 10 giugno 2019

verdi andati

  ha divelto il vento
il verde dal vetro
serra gli occhi su di me
ché il domani non è
che mi guardi di verde
In una teca sta la terra del miele
che non tratterrò
bottiglia nei passanti futuri
fra i marasmi piagati d’eterno
saremo primi inattuati ieri
la eco maestrale d'un acerbo ordo

domenica 12 maggio 2019

l'amore ti distruggerà - di nuovo



L’amore ti distruggerà
di nuovo
calamità di cera e di sorrisi
ghigni zanne ghiacci 
L’amore ti distruggerà
di nuovo
libri di pace
lite dei visceri
L’amore ti distruggerà
di nuovo
la palude dei consensi
calamita ascetica dei Devi
Ancora l’amore
non si tiene
ti distruggerà
un’esplosione
i sensi che sfuggono al re
nel rosso sgretola-attese
l’amore – corridoi sepolcrali –
T'imploderà – sudari valori –
di nuovo.

venerdì 12 aprile 2019

Risvegli

Ero in una casa
Nel biancore di una luce che protegge
Il sentire riempiva lo spazio
Le vibrazioni dell’affetto
Ammorbidivano il tempo
Sagome d'amore concentravano su di sé la quantità nella qualità senza metro.
Ero in una casa
I tuoi occhi e i miei erano nei loro
Mescolati nei colori le nostre felicità
Il mondo fuori ancora c’era
Aspettando che uscissimo per gareggiare
L’effimera vacuità del tutto circondava la nostra vanitosa tenerezza
Il profumo di carni pulite addolciva le rughe della vita
Lattei sorrisi riecheggiavano nel neon della corrispondenza
E rotolavano i giochi nel tappeto della spensieratezza
Ero in una casa
Quando ho visto la casa nella quale ero
In una casa
Che non vibrava.
Sparite erano le sagome di ogni amore,
nero il mio sangue colava in una cenere senza discendenza
i miei sogni erano lastre di basalto scuro
sentivo la eco corale degli inquieti avi
crollava ogni cielo sotto il mio tetto
e in un oscuro lezzo nuvoloso
scrivevo, tra mattoni e travi cadenti,
una parola  finale che non aveva più nessuna casa.

lunedì 4 marzo 2019

bianche e notturne vie



   resta, intatto pallore di carta, ché non pensi di saper scrivere
e voi che vedo tagliati occhi volate per i vostri evi
 – non consoli, non cedi i segni che accogli –
 tagliati occhi che scriverò
che da te darò tagliati
occhi e neri come non sapete
e i mondi che vedo lì
 fulmineo sguardo
 – bianca pagina che raccogli nell’orinatoio del rimpianto
la purezza inalterata che nessuno ha o immaginata –
tagliati occhi di tela, vertigine, spacco, poesia
del notturno annocciolarsi via
raccogli semenze di aldilà
all’imbrunire del brivido bianco
e di un amore senza io, senza occhi.

mercoledì 12 settembre 2018

rescensioni

attorcigliati al capriccio dell’io,
edera su quercia, bevitori d'oblio
dal primo mugolio di mattino
alle notti che lacrimano sogno
- tra le foglie del fauno
e in fondo non più noi radici.

lunedì 11 giugno 2018

rimpatrio

  tornare da te questa sera
penetrare nella tua notte
ingannando il mostro della colpa
che divora il genio del senso
come un dio creatore dell’alba

mercoledì 7 febbraio 2018

auspici

 prima che fosse
unta quasi d'attesa 
ombratile l'orma.
Poi giunse - la tua.
E in radure di scordati  verdi
ferali i zuccherini aromi
così atroce così invitta
del tuo ardore è la scomparsa.
Forse è il prezzo dell'eterno
che l'amore come seme 
sulla terra del non detto
sia disperso?
Nella smorfia del silenzio
fissi gli occhi vedono un dio
e soli come divelti
sputi inutili di pianto
da ogni tempo.

sabato 26 agosto 2017

ritagli

  mi piaceva stare da solo
anche senza di te
prima che settembre deflorasse il grande sole
sfrondando gradualmente la quiete illusoria
che ogni scarlatto palpito inaugura
senza di te, ma aspettandoti
da un silenzio già nostalgico di luccicchio
prima che settembre strofinasse l’azzurrità in acque discensionali
mi piaceva rinvangare la pace di un nido non mio
tra il letto che raccoglie stille di amanti e di andati ignoti 
e il tavolo laggiù, con la birra traboccante di fissità,
da solo, prima che settembre squarciasse agli spettri la terra
e tutto, proprio tutto, andasse via
in un rivolo di vento autunnale
senza solitudine, senza compagnia
e mari e soli, birre, fogli, occhi
e senza me e te e noi
in una abbandonata eternità.

giovedì 20 luglio 2017

notturna

 non si poteva fare di più
bere da lontano ogni santo poro di te
e sniffare il nero che non ha inizio
dei tuoi occhi che intera prendono la notte
sfiorare fra rimandi illusori di giochi
le montagne accennate
e delle valli il vello di prugna intatta
nel senso-secondo l’intoccabile rosa -
senza traccia alcuna di me
prima che anch’essa avvizzisca
nell’indifferente dismisura del tempo -
frugare.

mercoledì 31 maggio 2017

caduti nell'alba

  quando il vate bianco scade
e di speme spira il sole
coglie un rivolo di vuoto
tra le tombe
terreo il cuore
e risale senza l'odio
dalle spoglie ardenti 
l'Uno.

mercoledì 12 ottobre 2016

ombre

 nel rosa dell’estremo raggio
scava tristezza le parole -
così, solo gusci di affezioni
come rami in caduta –
quando è troppo tardi per un sole

arida

 trapassa anche la foto in cimitero
nell’occulto cenerino che accomuna,
i nomi come i gigli genuflettono nell'ara
e sfuma di continuo fra i cipressi
ogni vacua speme umana –
resta tra il cemento la terra –
e qualche muta stilla
a inaridirla

lunedì 29 agosto 2016

specchi e parole

  tracimavo dai tuoi occhi allora
dai tuoi occhi di boschi che non conosco
ordinato intorno all'immoto
da un atto primaverile di silenzio
dove spesso ritornavo 
- tra i tuoi apollinei apogei -   
come da frammenti e avventure di specchi.
Poi, non abbiamo più scritto. 
E una palude come il bianco -
il nulla.

domenica 24 luglio 2016

artistici addii

Non resta che inutile scrittura
la tua e un poco le vestigia della mia
pire che incendiano da morte
e stracci di potenze afflosciate
scrittura scaduta e cuori ormai venuti
in un frammento di putrescente inchiostro
all’addensarsi progressivo della nebbia elettronica
fino al nulla più pulito 
dove muore l'amore degli artisti
sublimata nella effimera solidità del passato
una invalida eco di dissennati addii.

mercoledì 16 marzo 2016

neve di marzo

 no, non basta un funerale di parole in un Chopin primaverile per reimboccare il boulevard dell'errore. E di ieri una pioggia di frecce non basta per tirarvi giù dal Mai, pallide donne; né basta giacere in un campari di sangue per marcire e di fatui inganni s-fiorire. Così, in queste tracce di menzogne, mi arrendo come in un nevicare sfumato e non ti trovo se non per confessarti che, sì, ti ho persa – stupida, stupida musa. 

lunedì 23 novembre 2015

foglie

mancheremo in un groviglio d’insoluto
ciondolanti nella bruma occultatrice  
ignari e rubicondi come dei – felici come bestie
prima che la vampa perpetuatrice un altro zombie bruci
andrai tu, o forse io,
in un lento salutare che purifica le ore
o così, senza un addio,
sfumeremo prima di rientrare
quando ancora il solco è fiore
e chimere di ragione acquietano la fine.
Ce ne andremo, allungandoci nei cuori
e non saremo che parole – e poi, lontano, 
un pampino che all'ombra di un sorriso muto cade.

domenica 25 ottobre 2015

ritorno

  non eri più,
neppure nel bianco dove nebule sfrondano alme.
Ho chiuso le ante della solita casa
che alla fine della strada è solo selva.
Sotto un manto di foglie tutto è intatto,
e non sono cresciuto,
tutto è verde – non c’è più bianco.