domenica 24 giugno 2007


Musa malsana

La mia musa malsana: un sogno bizzarro che si manifesta alla fine della notte. Un paradiso d’artifici, un artificio paradisiaco. Il limbo prima dell’alba necessaria, dopo la fucina del dolce e terribile inganno notturno. Una terra di mezzo. Un confine che gorgoglia di labirinti illimitati.
Ma scrivo più della tua a-ssenza che della tua e-essenza. Della mancanza più che della pienezza, ri-cercando forse la pienezza della mancanza e descrivendo solo la mancanza della pienezza. Medusa e coincidenza degli opposti, granito e accozzaglia di contraddizioni. Santa inconsapevolmente sadica, sadica consapevolmente santa.
Malsana musa, che suscita ardori da lontano. Che addormenta e risveglia i miei sensi con crudele e ammaliante sagacia.
In quale nebbia ti ho scoperta. In quale scoperta mi hai annebbiato. Effige del mio essere nulla là dove fingo di essere qualcosa in te. Patetico e fatale sodalizio di rassegnazioni e tristezze. Accomodamento che non s’interroga sulla speranza. Stupidissimo inganno della libertà, mio tenero e selvatico fiore e libertà nell’inganno.

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