domenica 16 marzo 2008


A un anno dalla morte.


Quando sei arrivata mi sono sentito più grande. Quando ti ho avuta ero inesperto. Temevo di non essere all’altezza: volevo e non volevo crescere. Amavo il mio ritardo. La libertà che sentii appena partimmo per il viaggio, eccitava. Ero contento. Il tempo è passato e io ho vissuto in te. Tu in me. Ci siamo protetti, consolati, amati. Anche tu mi hai amato. Solo chi ama infatti ha la pazienza di ascoltare e vince la paura di bere le amare lacrime altrui. E tu hai ascoltato e hai bevuto, bevuto, bevuto. Ci sei stata anche nell’euforia e insieme abbiamo danzato in roteanti notti di stelle e di lune, di molte lune, sognate al ritmo della musica punk. Ti ho sfiorata e toccata, colpita. Il mio fiato di vino sul tuo cuore materno, il mio vagheggiare sul tuo corpo levigato e sicuro.
Siamo stati in silenzio navigando nell’emozione e sentendoci soli, io e te:insieme in un mondo ostile. Quando sei caduta senza più saliva, non ti ho abbandonata. Ti sei rialzata e hai cantato meglio di prima, hai ascoltato, consolato, pazientato, condiviso e anche ispirato consigli, meglio di prima. Mi hai insegnato ad amare, a poter dare di più, a credere di più in me stesso, a lottare e a sognare.

Addio mio eterno, primo amore, Punto s grigio metallizzato.

Che crepino presto i tuoi assassini.

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