domenica 11 maggio 2008

Aperture.
Ho avvistato derelitte carcasse circuire lo sguardo disilluso e bramoso di bellezze lascive; carrellate di anime forestiere, code di larve sprovviste di albori, schermata di anonimi epiteti, involucri vagolanti nell’elettrico sfaldarsi del Reale. Rammemorando le spore della disvelatezza smarrisco il Silenzio che custodisce la corrosione. La freschezza di saluti definitivi libera respiri alla impudica volontà smaniosa di spazi indefiniti. Le raggrinzite salme delle emozioni zombicchiano meccaniche tra gli ossari sfavillanti del mio cervello contaminato. Le fanfare della bizzarria invitano a banchettare col nobile Inverno. Il siderale ghigno dell’ autocompiacenza cristallizza il volto del Disincanto. Le falene della dispersione presidiano la Notte disseminata di cadute, le ciminiere della indecente Necessità abbuiano il cielo della interiore contrada. E trangugio l’assenzio della Sradicatezza saggiando l’apertura del foglio infinito.

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